La Pesca

Mai chiedersi per quale motivo una trota ha rifiutato un artificiale per prenderne un altro simile al precedente. Ma piuttosto domandarsi per quale motivo una trota ha rifiutato un artificiale per prenderne un altro secondo noi simile al precedente. Altrimenti sarebbe come a dire che ciò che è diverso per noi non solo lo è anche per il pesce, ma che perfino i criteri con cui sono valutate queste diversità sono gli stessi per entrambi: una considerazione a dir poco stupefacente.

Tutto appare eguale eppure tutto è differente

 

La maniera con cui l’artificiale si presenterà nel cono visivo del pesce è l’ultimo anello di una catena al cui vertice c’è il lancio. Difatti:
1)il modo con cui l’artificiale si presenterà nel cono visivo del pesce dipende (può dipendere) dalla maniera con cui la mosca ha percorso la prima parte del suo tragitto;
2) questa maniera, a sua volta, è conseguente (può essere conseguente) al modo con cui la mosca è stata posata sull’acqua;
3) quanto sopra, infine, deriva (può derivare) da come è stata proiettata la coda. Quindi dal lancio. Difatti basta (può bastare) un errore di lancio o una valutazione errata delle correnti per posare la coda malamente e far giungere lartificiale sul pesce in maniera ancora peggiore facendo così sfumare una cattura.
-E quindi evidente che le doti catturanti di quell’artificiale al quale abbiamo dedicato tante cure, talora delle attenzioni persino maniacali, dipendono dal lancio. Possono essere vanificate prima ancora che abbiano avuto la possibilità di entrare in gioco, tant’è che tutto quanto accade all’artificiale prima del suo incontro con il pesce è in grado di invalidare anche la migliore delle imitazioni.
 

 

In tempi passati i pescatori erano pochi, i pesci numerosi e gli artificiali molto dissimili dal naturale. La macroscopica differenza esistente fra mosca artificiale e quella naturale era perciò la causa prima della diffidenza del pesce, quella che lo insospettiva di più, di conseguenza, era anche quella nei confronti della quale erano maggiormente indirizzate le sue attenzioni. Nel tempo la situazione si è capovolta, i pescatori sono divenuti moltitudini, i pesci hanno iniziato a scarseggiare e gli artificiali sono divenuti molto più somiglianti agli insetti. Man mano che gli artificiali sono stati perfezionati, divenendo sempre più simili al naturale, il pesce ha trovato sempre maggiori difficoltà a scoprire l’inganno nell’artificiale ed ha imparato a ravvisare linsidia da altri segnali. Ha individuato ben prima del pescatore quella che oggi può essere considerata la sua falla più evidente: il modo con cui costui gli presenta lartificiale, un atto da sempre immutato nel tempo. Il pesce ha perciò spostato la sua attenzione soprattutto sul modo con cui la mosca si comporta in acqua, come gli si presenta, su tutto ciò che precede la sua apparizione e tutto quanto accade attorno a lei. Lacune che fanno parte dell’universo della presentazione e, dunque, del lancio.
 
Ne sanno qualcosa coloro che frequentano fiumi con pochi pesci e soggetti ad una forte pressione alieutica. Pescatori che hanno smesso di accentrare la loro attenzione esclusivamente sull’imitazione, ben sapendo che non tutto ciò che accade nel raggio di un paio di metri attorno alla mosca spesso è più importante della mosca stessa, ma addirittura che il più delle volte ci possono essere più differenze in un metro quadro di superficie che fra artificiale e artificiale. Questo mutamento nel comportamento del pesce ha fatto si che la differenza fra naturale e artificiale da elemento primario scadesse a secondario, mentre la presentazione da marginale è divenuta fondamentale: uno dei tanti esempi della realtà mutante della pesca.